Superato il braccio di strada che, attraverso il ponte sul Rio Travata, raccorda
la Statale Appia al centro urbano di Sessa Aurunca, s’incontra sul limite ovest
di viale Trieste, quasi alle porte della città, una significativa testimonianza
dell’edilizia dell’ordine mendicante, il convento e la chiesa di S. Francesco
(dei Padri Minori Osservanti), fondati dal duca Giovanni Antonio Marzano nel 1433.
La tradizione, riportata dagli storici municipali, vuole che il complesso sorgesse
su istanza di S. Bernardino da Siena. Nel 1640, don Lucio Sacco ricordava, oltre
alla chiesa, il convento molto comodo, fornito di due dormitori e chiostro, di tre
giardini e di un boschetto.
Soppresso nel decennio francese, il convento inizio d’allora la sua decadenza.
Esso presenta oggi una facciata articolata su tre piani, di cui i primi due
caratterizzati da finestroni, il terzo da finestre. Il sottotetto ha oculi ellittici.
L’edificio si articola intorno ad un chiostro quadriportico su pilastri con volta a crociera.
Un’ala nel Settecento venne soppressa per realizzare una scale di comunicazione con
il piano superiore. Lungo le pareti, al di sotto dello scialbo, sono individuabili
affreschi raffiguranti episodi della vita di San Francesco.
La chiesa, di recente restaurata, ha una semplice facciata con tetto a capanna. In
essa si apre un portale in tufo (dell’epoca della fondazione della chiesa) con stipiti
ornati da nicchie e conchiglie nel catino. L’architrave è decorato con due angeli che
sorreggono una croce potenziata, allusiva allo stemma dei Marzano. Al di sopra si apre
una lunetta archiacuta con affresco del XV secolo raffigurante l’Immacolata tra i Santi
Francesco e Chiara. All’interno il visitatore riceve subito l’impressione delle aggiunte
e delle manipolazioni del periodo barocco sull’originaria matrice quattrocentesca, dall’unica
navata a crociera, che s’individua anche nel presbiterio.
In controfacciata, sulla destra del portale, era murata la lastra funeraria del duca Giovanni
Antonio Marzano, qui sepolto nel 1453, attualmente custodita nell’ex Sala capitolare dell’Episcopio.
Sullo stesso lato si aprono due ambienti, il secondo dei quali presenta anch’esso una volta a
crociera costolonata su peducci, ulteriore testimonianza architettonica del XV secolo.
Tre brevi cappelle si aprono sul lato destro della navata. Accanto alle due di sinistra se ne
apre una terza di maggiori dimensioni, di pianta quadrata e sporgente rispetto al perimetro della
chiesa, con cupola su basso tamburo e stucchi barocchi. Essa appartiene all’Arciconfraternita della
SS. Concezione, aggregata a quella di S. Lorenzo in Damaso a Roma fin dal 1576, con regole e statuti
muniti di regio assenso. Qui è custodita la statua lignea dell’Immacolata, opera di Giacomo Colombo
(Villucci). Sull’altare era il dipinto dell’Immacolata, attribuita dallo scrivente a Giovan Bernardo
Lama ed ora conservato presso l’ex Sala capitolare del palazzo vescovile. [A.M.V.]
Le cappelle hanno altari in marmi policromi del Settecento, su cui s’impostano cornici mistilinee.
Sul retro dell’altare maggiore, di cui resta solo la spoglia struttura muraria, compare una cornice
con timpano spezzato entro cui è un fastigio decorata al centro con una nicchia. [A.M.V.]
Testo tratto da A. M. Villucci & A. M.
Romano, Sessa Aurunca - un itinerario storico-artistico, Marina di Minturno (Lt), 1998